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16 luglio 2009 Nell'ospedale cristiano di Chhattarpur alle due di ieri notte è avvenuto il parto. “What can I do” che cosa posso farci, tornavo ieri a chiedermi, se dal suo apparente distacco dalla vita della moglie e del nascituro, durante le vicissitudini dell' intera giornata che ci hanno fatto finire accampati nel cortile dell'ospedale con i suoi bambini, con i genitori e i congiunti di Vimala, sembrava che fosse un altro che lui il padre del nascituro e il marito della puerpera, e sono occorsi il mio sangue e la mia presenza di spirito, perchè non si facesse sconsideratamente ritorno a casa, quando la dottoressa da cui ci siamo recati a domicilio, dopo l'arrivo serale nell'ospedale di Chhattarpur, ci ha comunicato che se non si praticava una trasfusione erano in pericolo la vita della sposa e del bambino di cui si stava sgravando. Ora attendo di Kailash il rientro in hotel, dove ho dormito con Purti ed Ajay. Le prime parole di Ajay mi hanno chiesto dove egli fosse. Nel silenzio di Purti c'era già nostalgia della sua mancanza. Ad ogni scricchiolio dell'apertura dei mobili che causa la bambina, il mio cuore sobbalza come se sopraggiungesse il suo arrivo che schiude le porte. Pochi istanti, ancora, e Kailash è meravigliosamente apparso con il nostro adorato Sumit tra le sue braccia. “ Che il tuo nuovo bambino entri nel tuo cuore come vi sono penetrati Ajay, Purti, Sumit”. “ Ricorda Kailash, gli ho soggiunto, che siamo stati noi due a volere la vita del bambino”, a differenza di coloro alle cui mani e al cui amore devozionale era ora affidato.
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